Parrocchia, cenacolo mariano

Parrocchia Missionaria

Nel mese di maggio pregheremo la Madonna col rosario sull’esempio degli apostoli assidui e concordi nella preghiera


Rivivremo in questo mese come nel Cenacolo, pregando la Madonna col rosario, sull’esempio degli apostoli “assidui e concordi nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù”. Lei si fa nostra maestra e guida.

Sotto l’azione dello Spirito, ci aiuta ad avere quella “tranquilla audacia” che ci rende capaci di perseguire l’obiettivo impegnativo di formare evangelizzatori competenti e santi.

Certo i modi di vivere il mese di maggio cambiano, come le stagioni. Oggi ci sono altri ritmi, rispetto alla vita di famiglia e di chiesa di un tempo. Ma, come sempre, solo la famiglia e la comunità che pregano evangelizzano, educano alla fede.

Dunque ri-educhiamo alla preghiera in semplicità: pregando. A pregare, infatti, si impara facendo. Ri-cominciamo gradualmente, magari con un miste- ro al giorno, letto dal vangelo, commentato da qualche sussidio o raccontato a voce: un Padre nostro, dieci Ave Maria, un Gloria… Farebbe bene ai piccoli come – e forse più ancora – ai grandi.

Cito alcuni splendidi esempi, molto diversi tra loro, ma accomunati da una grande fede. Suor Nirmala, succeduta a Madre Teresa di Calcutta tra le “Missionarie della carità”, ha detto: “Io sono nata in una famiglia indù. Conservo la memoria di quella cultura, ma so che solo Cristo è la verità. Ho fatto esperienza che la carità, unita alla preghiera, è la strada della pace. Non bisogna mai stancarci di pregare. Madre Teresa ce l’ha insegnato con la sua vita. Teneva in mano una corona del rosario, sempre. E’ l’eredità che ha lasciato a me, superiora della Congregazione, ma anche ad ogni suora e ad ogni persona che conosce la sua fede. Da lei abbiamo imparato che preghiera e vita sono la stessa cosa. Ci ha fatto vedere che la corona del rosario appartiene al nostro corpo e alla nostra anima. Ecco perché la pace dipende anche da noi”.

Il cardinale vietnamita Van Thuan è stato un esempio luminoso di coerenza cristiana sino al martirio. Dalla sua testimonianza sul carcere, raccogliamo questo racconto: “Quando le miserie fisiche e morali in carcere diventavano troppo pesanti e mi impedivano di pregare, allora dicevo l’Ave Maria. La ripetevo centinaia di volte. E Maria non mi ha mai abbandonato. Mi ha accompagnato lungo tutta la marcia nelle tenebre delle carceri… Mia mamma ha instillato nel mio cuore l’amore per Maria fin da quando ero bambino. Mia nonna non sapeva né leggere né scrivere, ma sono mamme e nonne come lei che hanno formato la vocazione nei nostri cuori”. In tempo di penuria di vocazioni non c’è forse bisogno ancora di questa “preghiera familiare”?

 

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